Prima tappa NY. Siamo riposati e pronti a goderci a fondo il viaggio. Sul volo per l’America, in mezzo all’Atlantico memore del personaggio di Sordi Nando Mericoni, decido che in definitiva “so’ ammericano pure io!”, così mi tracanno una bella coca cola farcita di ghiaccio con rumore di cocci gastrici gratis in omaggio e trionfo al primo posto per distacco nel concorso pirla sopra i 10 chilometri dal suolo. Vabbè insomma proprio ammericano non sono ancora ma del resto dobbiamo ancora atterrare al JFK.
A NY trascorriamo 2 giorni e mezzo frenetici nel tentativo impossibile di vedere tutto. Ovviamente falliamo miseramente nella titanica impresa ma il museo di storia naturale e il Metropolitan riusciamo a visitarli entrambi nell’ultimo giorno nel quale passeggiamo piacevolmente in un central park in fiore: la primavera è sempre una meraviglia!
Con queste sensazioni stupende e con un po’ di male ai piedi ci imbarchiamo per SF. Anche in questa città restiamo 3 giorni ma l’esperienza è un titolo e fattoci scaltri decidiamo fin da subito che: “ no, tutto non vedremo!”. Saggia decisione immediatamente confermata da un dolcissimo vagare per le strade di SF con meta agognata il molo dove ci intratteniamo in un soleggiato pomeriggio a degustare ostriche e gamberi piacevolmente accompagnati da due preziosi vini bianchi californiani. Senza tuttavia esagerare nella “degustazione”, oggettivo comportamento confermato dalla vista di un Golden Gate bridge non doppio, da una non doppia isola di Alcatraz e da una acquario della città anch’esso in modalità mono vision.
Basta basta con le città, con l’aria cattiva, con le scarpe e con i vestiti pesanti conseguenza di un freschetto che a ragione fece dire a Mark Twain che un’estate di San Francisco fu l’inverno più rigido della sua vita, ora noi vogliamo IL MARE!
Ed eccoci quindi dopo una scomodissima nottata Bioshock like sul volo LA – Papeete in Polinesia alle 4.50 del mattino. Mamma mia che sonno bestiale; forse stiamo sognando o forse siamo precipitati nel sonno e ora nostro malgrado siamo in paradiso: signori l’ottava meraviglia del mondo, la laguna di Bora Bora! Non esistono parole per descriverla ne per trasmettere cosa si prova nell’ammirarla e nel perdersi in essa. Qui staremo 5 notti al Pearl beach in un bungalow sul mare, nel mare: MERAVIGLIOSO!!!
Non facciamo granché oltre a riposarci e a nuotare. Io evidentemente non avevo ancora smaltito la delusione di non essere la reincarnazione del Sordi e così mi viene voglia di fare Tartan seppur non in località burrone della maranella, e infrangendo le regole mi inoltro nella Jungla alla scoperta dell’ignoto mentre vengo spiato da granchi giganti che furtivi si aggirano nella boscaglia. L’audace e incauto tentativo avrà lieto fine solo per l’accortezza degli indigeni che legano con catene i loro numerosissimi Pit Bull da guardia: del resto, evvero, ero preparato per tigri ed elefanti, io…
Intonsi da mozzichi vari inclusi quelli degli insetti che sull’overwater non sono pervenuti, raggiungiamo Moorea, 4 notti al Sofitel sull’unica meravigliosa spiaggia bianca dell’isola con tanto di vista su Tahiti (qui consiglio a tutti i premium bungalow sulla spiaggia, lasciate perdere gli overwater, ci sono sassi e coralli taglienti, nonché i garden bungalow dove vi accoppano di pizzichi gli insetti). Finalmente libero dallo spettro di Sordi ci divertiamo moltissimo e senza fare (grosse) cavolate: giro in catamarano con birretta con immersione e poi escursione in quad (senza core) alla scoperta della montagna magica (non incantata) con vista mozzafiato dall’alto di Moorea. Moglie mia dobbiamo scendere ora?
Non ancora mi dice ed allora viaaa altri 3 giorni a Tikehau in premium overwatwer (non andate nel bosco perché qui le zanzare prima fischiano e poi vi spolpano e non prendete gli overwater normali che non hanno le scalette e siete fottuti). Nei mesi estivi mi dicono faccia freddo nei bungalow nella laguna ma noi a maggio stiamo benone. Per divertirci un po’ facciamo un giro della laguna con una moto d’acqua e possiamo ammirare delle mante, meravigliose. Io con una di queste creature alate ho avuto un incontro ravvicinato mentre sguazzavo con maschera e pinne ed è stato molto emozionante. Quel giorno credo di aver battuto il mio record sui 200 metri a stile libero in assetto variabile..
Prima di partire ci rimane un ultimo tuffo sulla nostra isola personale: siamo solo noi, il mare, i pesciolini colorati, la sabbia rosa e il rumore dell’oceano che violento si infrange sulla barriera corallina per poi raggiungerci fresco e ammaestrato sotto forma di limpida docile corrente.
Basta basta, troppa acqua par excellence, troppo ammollo troppo Sole e poi sempre in costume è ora di coprirsi, ed allora via via verso LA dove pernotteremo tre notti. Noi siamo un po’ stanchi ma una bella giornata da bambini agli Universal Studios ci sta proprio tutta… Una signora americana di Kansas City in fila agli studios mi fa anche i complimenti per il mio inglese: a uannagana, commonboy aho, l’avevo detto che so ammericanooo, io!
Pastori è il tempo di migrare e così sazi e felici, superficialmente mesti, si torna a casetta nostra dove la vita, gli impegni e perché no, pure le rotture de cojoni c’attendono puntuali ed abbondanti.
That’s all folks, enjoy life... e grazie a chi ha reso possibile tutto questo!
Claudia e Armando - Roma
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